Chi ha bisogno di uno smartwatch?

In un precedente articolo riportavamo le dichiarazioni dell’analista Avi Greengart che profetizzava il 2013 come l’anno dello smartwatch. Come sappiamo le cose non so andate proprio come si aspettava il Sig. Greengart e ad oggi c’è ancora un reale scetticismo su questa tipologia di apparecchi e sulla loro utilità. Arrivati alle soglie del 2015 ci chiediamo quindi quando decollerà davvero questo mercato e quali sono i problemi che ne stanno impedendo la diffusione.

Attualmente tutti i maggiori competitor in questo settore hanno già lanciato, o almeno presentato, un proprio prodotto. L’Apple Watch per molti sarebbe dovuto essere il punto di riferimento di questa nuova categoria, introducendo novità, scelte stilistiche e tecniche che poi la concorrenza avrebbe potuto riprendere e migliorare. Inutile dire che la presentazione dell’Apple Watch invece ha destato il malcontento dei molti che si aspettavano un prodotto rivoluzionario e diverso da quello che già c’era sul mercato. Non dico che l’Apple Watch non sarà un prodotto rivoluzionario, ma non lo sarà fino a che non arriveranno Applicazioni standalone, ovvero che non avranno bisogno di un iPhone per funzionare.

Per ora quindi niente di fatto e malgrado i dispositivi sempre più infarciti di sensori, come il l Microsoft Band, rimangono ancora da risolvere alcuni problemi.
Primo tra tutti la durata delle batterie, vero tallone d’Achille di ogni prodotto definito smart, un problema che alcune aziende come Pebble Technology Corporation, hanno pensato di aggirare con l’utilizzo della tecnologia e-ink sugli schermi.
Questo tipo di tecnologia è quella usata anche nel Kindle di Amazon e permette di incrementare notevolmente la durata della batteria, rinunciando ad un display a colori. Lo smartwatch dell’azienda chiamato semplicemente Pebble, in questo modo riesce ad arrivare ad una settimana di autonomia, svolgendo tutti i suoi compiti senza costringerci a ricaricarlo ogni sera.

Altra tipologia di approccio invece è quella scelta da alcuni produttori, che hanno deciso di creare dispositivi ibridi. Orologi all’apparenza normali che grazie alla connessione bluetooth, integrano alcune funzionalità degli smartwatch, per saperne di più vi rimando a questo articolo dove ne abbiamo discusso dettagliatamente.
Tra tutti i prodotti sul mercato, a mio giudizio adesso la soluzione ibrida è la scelta migliore, perché integra le funzionalità fondamentali di uno smartwatch senza costringerci a ricaricare un altro dispositivo tutte le sere.
Volendo quindi analizzare e riassumere i punti chiave dell’insuccesso degli smartwatch, potremmo quindi dire che:

  1. Orologio è sinonimo di classe ed eleganza, purtroppo i nuovi smartwatch mancano di entrambe. Sono brutti e quando non sono brutti sono troppo grandi o spessi (vedi moto 360).
  2. Siamo stanchi di ricaricare oggetti che si scaricano di continuo, non ci penso proprio a mettermi al polso un’altra cosa da ricaricare tutte le sere!
  3. Compriamo smartphone con display da 6 pollici per poi leggere le email su un orologio? Stiamo scherzando vero?

Detto questo, voi che ne pensate? Fatecelo sapere scrivendo un commento a questo articolo magari raccontandoci la vostra esperienza con uno smartwatch.

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