In un mondo che sfiora i 44 Zettabyte totali di dati digitali, è necessaria una quantità altrettanto impressionante di dischi rigidi o a stato solido. Entrambi possono rivelarsi estremamente affidabili, specie gli ultimi modelli o ancor più quelli destinati all’uso enterprise.
È chiaro che alcuni possano comunque finire per guastarsi ma alcuni dati non possono essere assolutamente persi; sarebbe assurdo se, tutto d’un tratto, non fosse più possibile accedere ai propri file su cloud a causa di un guasto ai sistemi di archiviazione dell’azienda ospitante.
Ecco che entrano in gioco numerose tecniche di sicurezza per impedire la perdita di dati rilevanti, che altrimenti avrebbe conseguenze catastrofiche per un’impresa; una fra queste è il RAID.
Vediamo di che si tratta e come avviene il recupero dati professionale da RAID.
Cos’è il RAID
Come spesso accade in informatica, RAID è un acronimo e significa “gruppo ridondante di dischi indipendenti”. L’idea è quella di avere più di un supporto di archiviazione per memorizzare lo stesso file, dipendentemente dalla modalità di RAID scelta; ne esistono molteplici e ognuna ha i propri vantaggi e svantaggi.
È necessario possedere un “controller RAID” innanzitutto, ossia una scheda elettronica che permetta di gestire più HDD o SSD contemporaneamente e, allo stesso tempo, fare in modo che il sistema li rilevi come un singolo disco.
A questo punto, è possibile scegliere fra RAID 0, RAID 1, RAID 2 e così via fino al RAID 6. I primi due sono i più banali e il RAID 0 non consente davvero la ridondanza.
Le diverse tipologie di RAID
Il RAID 0, come accennato, non mette in primo piano la sicurezza dei dati quanto più le prestazioni. Un singolo file è suddiviso in tante parti quanti sono i dischi configurati; ognuna di esse viene scritta in un disco diverso in modo simultaneo. Le velocità di lettura e scrittura, quindi, raddoppiano se sono presenti due dischi, triplicano se sono tre e via dicendo.
La sfortuna è che la probabilità di perdere i file è proporzionale alle prestazioni; siccome il numero massimo di dischi difettosi deve essere zero, se sono presenti quattro dischi la probabilità di perdere tutti i file quadruplica.
Nel RAID 1 un file è ripetuto in tutti dischi configurati. Installare più di due dischi in RAID 1 consente di aumentare notevolmente la fault tolerance, poiché la probabilità che smettano di funzionare tutti contemporaneamente è quasi nulla.
Se il controller è di qualità possono anche aumentare le performance in lettura, in quanto ogni disco potrebbe contribuire alla lettura di una porzione dello stesso file. Il difetto è che un qualsiasi numero di dischi da 1 TB uniti con questa tecnica sarà rilevato come solamente 1 TB.
Il RAID 2 si concentra per lo più sulla correzione degli errori, direttamente implementata nei dispositivi odierni e pertanto caduto in disuso.
Il RAID 3 altro non è che un RAID 0 a cui viene aggiunto un disco di parità; il terzo supporto memorizza l’operazione di OR esclusivo (XOR) fra i byte distribuiti negli altri HDD o SSD; questa operazione consente di risalire sempre al dato mancante nel caso uno dei dischi si guastasse attraverso l’operazione stessa fra il disco di parità e quelli contenenti i dati effettivi; se si guastasse il disco di parità, si potrebbe ovviamente ricostruire partendo dai dati.
Il RAID 4 è molto simile al precedente, con la differenza che la parità è calcolata sui blocchi piuttosto che sui byte.
Il RAID 5 è il più popolare e prevede che la parità sia distribuita su tutti i supporti presenti (minimo tre) piuttosto che in uno soltanto; ne giovano le prestazioni di lettura e scrittura rispetto ai precedenti due.
Il RAID 6 è simile al RAID 5 ma effettua la scrittura di due parità in ogni disco; in questo modo, la fault tolerance aumenta a due dischi contemporaneamente.
Recupero dati da un sistema RAID
Essendo il RAID una tecnica gestita da un controller dedicato è previsto il recupero dei dati in modo efficace e veloce, eccetto per il RAID 0.
Per gli altri tipi di configurazione, nel momento in cui un disco difettoso sia rilevato dal controller esso interrompe immediatamente l’operatività del sistema. Ciò è necessario per impedire ulteriori disparità fra i due dischi configurati in RAID 1 ad esempio, essendo uno la copia esatta dell’altro.
A questo punto potrebbe essere sufficiente inserire un nuovo disco in sostituzione di quello guasto e avviare la procedura di ripristino del sistema RAID; fino a quel momento non sarà possibile accedere ai propri dati in quanto il file system non sia lo stesso usato dai principali sistemi operativi, ma dedicato alla gestione del gruppo di dischi.
Questo si ripercuote anche negli altri tipi di RAID, nei quali è sufficiente sostituire il supporto rotto e attendere la ricostruzione dei dati. Nel caso non fosse possibile procedere in questo senso, è possibile affidarsi a software specifici in grado di interpretare le informazioni presenti nei dischi ancora funzionanti e convertirle in un formato leggibile.
Alcuni sono gratuiti, tuttavia per accedere a sistemi più complessi potrebbe essere necessario utilizzare programmi a pagamento o rivolgersi a professionisti per evitare di complicare ulteriormente la situazione.