Essere in Internet ormai non è più soltanto una scelta, per le imprese, ma un fatto imprescindibile per coloro che vogliono portare avanti il proprio business e tentare di restare competitivi; ovviamente, non basta soltanto avere un sito aziendale, ma inserire questa “vetrina” all’interno di una precisa strategia di promozione del proprio brand.
L’importanza di costruire una presenza digitale efficace
In altre parole, come si legge sul portale Italiaonline, bisogna curare la propria presenza digitale in maniera efficace ed efficiente, riuscendo a offrire agli utenti informazioni e messaggi sempre chiari, corretti e ben visibili. Ma quali sono le aziende che lavorano meglio in questa direzione, quali sono gli esempi da seguire? Una risposta arriva dalla classifica 2018 dei “The Most Influential Brands”, che la Ipsos ha realizzato per scoprire quali sono le “marche” che sono in grado di influenzare le vite degli italiani.
La classifica dei brand top influencer in Italia
Il noto istituto di ricerca ha sondato l’opinione di oltre quattromila nostri connazionali per stilare l’elenco delle 100 marche più influenti in modi e per motivi differenti, secondo cinque criteri che collaborano a determinare la classifica: 1) Engagement (coinvolgimento), 2) Leading Edge (innovazione, capacità di far tendenza), 3) Trustworthy (fiducia, affidabilità), 4) Corporate Citizenship (impegno e ruolo sociale), 5) Presence (presenza).
Dominio del Tech, Amazon davanti a tutti
Al primo posto assoluto c’è Amazon, che per la prima volta riesce a spodestare dal primo gradino del podio Google, che si deve accontentare della medaglia d’argento; a completare il podio sale Whatsapp, mentre tra le new entry nella Top 10 si segnalano la società di pagamento digitale PayPal, che arriva direttamente al quarto posto, e IKEA che invece si ferma al decimo. Secondo l’amministratore delegato di Ipsos Italia, Nicola Neri, la vittoria di Amazon, colosso mondiale dell’eCommerce, significa che il sito “è diventato parte integrante delle abitudini di acquisto per molti” anche in Italia, mentre l’ingresso nel ranking di PayPal è il “segno probabile di quanto la facilitazione dei processi quotidiani sia valore determinante dell’influenza delle marche” e Ikea (unico brand non tech e non di servizi in top ten) è un esempio “maestro nello storytelling incentrato sulla libertà di scelta”.
Gli italiani premiano il food
Un altro elemento innovativo del ranking 2018 è l’assenza, per la prima volta, dalle parti alte della graduatoria delle aziende nazionali del colosso food: brand come Nutella, Parmigiano Reggiano, Barilla, Grana Padano e Ferrero si devono accontentare di essere “appena” in top 20 (rispettivamente, ai posti numero 12, 13, 15, 17 e 18), che comunque è la riprova di come nel nostro Paese il settore alimentare sia ancora di grande valore e affidabilità. A favore di queste aziende, poi, gioca anche l’esperienza e la capacità di aver saputo costruire, negli anni, un forte legame identitario (e nazionale) con i consumatori.
Marchi all’avanguardia
Tra le performance più rilevanti si segnala il grande balzo in avanti di Netflix, il portale di streaming video che sta diffondendosi sempre più in Italia, che in un solo anno passa dalla posizione 80 alla numero 26; simile anche il trend di Spotify, la piattaforma di streaming dedicata alla musica, che dal posto 82 sale fino al gradino 53.
Un rapporto di identità con il consumatore
La valutazione complessiva che viene effettuata di questi risultati racconta molto di come i consumatori approccino ai loro acquisti ed esperienze online: ad esempio, risulta fondamentale per le aziende riuscire a creare un rapporto identitario con i consumatori, come certificano le perfomance delle realtà che offrono servizi personalizzati e personalizzabili, rispondendo in modo rapido e puntuale ai bisogni dei propri utenti.
Gli effetti sul business
Come conclude Neri, “da un nostro studio internazionale emerge come il 66% degli intervistati dichiari di comprare tendenzialmente marchi che riflettono i propri valori; mentre un 63% afferma di attribuire sempre maggiore importanza alle marche di cui si fida, soprattutto nel contesto contemporaneo, in cui siamo costantemente sovraesposti a migliaia di opzioni e input differenti”.